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Milano Design Week e Fuorisalone tra spirits, cocktail bar e arte

Qualcuno, forse, ancora si ricorda il ponte di ferro con gli scalini che ti spezzavano le ginocchia, e che era quasi la sola via praticabile a piedi per raggiungere il cuore del quartiere Tortona nei primi anni della Milano Design Week da Porta Genova. Durante quei giorni era il ponte più battuto e affollato d’Europa. Spesso sotto un sole velenoso, spesso sotto una pioggia crudele.

Ora sembra quasi un secolo che ne è passata di acqua sotto i ponti a Milano (anche se sotto il ponte di ferro scorrevano solo dei binari). Il Fuorisalone del Mobile si è diffuso in quasi tutta la città e si sono anche moltiplicati i cocktail bar. Locali più o meno recenti che hanno combinato la miscelazione più all’avanguardia con un design innovativo. Pertanto, bere un drink oggi a Milano comporta anche un’esperienza estetica, che a volte coinvolge anche tutti i sensi. E la Milano Design Week è divenuta sia l’occasione per scoprire le novità del settore sia per esplorare parte della cosiddetta «Milano da bere». E quindi fare una sosta dall’aperitivo al dopocena in locali, che hanno anche cura della bellezza.

Il Rita’s Tiki Room ci trasporta in un mondo lontano, sia con i signature cocktail firmati dal bartender Edoardo Nono e dalla sua brigata, sia per l’arredo concepito dallo scenografo Matteo Oioli che ha ricreato un ambiente fusion e un’atmosfera Tiki con echi polinesiani, hawaiani e caraibici, ispirati ai primi Tiki bar nati in America agli inizi del Novecento. Un drink tra i tanti da provare: l’Hurricane, fatto con rum dark giamaicano, passion fruit, melograno e limone (un approfondimento in più su Rita’s in questo articolo).
(Ripa di Porta Ticinese 69)


Il bancone esterno del Rita's Tiki Room
Il bancone esterno del Rita’s Tiki Room

Il Doping Club è un altro notevole locale in zona Navigli. Spazioso e confortevole, per molti aspetti unico a Milano. Con un arredamento curatissimo e le pareti rivestite di immagini pop. Si disloca su più sale e vanta anche una buona cucina. Dietro al bancone c’è un’abile brigata di barman, pronti anche a preparare cocktail sartoriali. Da segnalare il Sine Metu, drink dedicato a Guglielmo Marconi, stretto parente della famiglia produttrice del whisky irlandese: Jameson Black Barrel Whisky; Tio Pepe sherry fino; pera; sesamo.
(Piazza XXIV Maggio 8)


Il Sine Metu del Doping Bar
Il Sine Metu del Doping Bar

Presso Opera 33 basta esprimere un desiderio e la bartender Terry Monroe, abituata a vedere, annusare e assaporare cose straordinarie nei suoi viaggi intorno al mondo ci stupirà. Il suo locale più che un cocktail bar è una bottega. E per sua fortuna non è nata nel Medioevo. Perché avrebbero potuto fraintendere la sua arte e farle fare una cattiva fine. Opera 33 ha un arredamento horror vacui, ogni spazio possibile è occupato, come in un minuscolo museo. E ogni drink che prepara contiene una storia e una preparazione affascinante. Inoltre ha un forte legame con la designer Felicia Ferrone, autrice di bicchieri notevolissimi. Insomma, è un’altra storia tutta da scoprire. (Via Carlo Farini 33).

Tanti sono i luoghi abbandonati o semi abbandonati di Milano risorti a nuova vita. Tra questi vi sono i cortili infiniti delle vecchie case di ringhiera ora in gran parte recuperati. Dove al piano terra operavano artigiani e meccanici. Ecco allora Officina Milano, un altro tra i locali più originali della città. Nel cuore di un contesto urbano in parte trasformato, ma che mantiene molto delle sue originarie destinazioni. Qui si mangia e si beve bene. E comodi, circondati da un arredamento ricercato. (Via Giovenale 7)

Anche il Tranvai ci proietta in una Milano quasi dimenticata, ma verace. Una sorta di link tra passato e presente. Cuore dl locale è un vecchio Tram degli anni Venti. Quindi una carte di distillati notevole. Dai Gin ai Whisky. Siamo su un altro antico Naviglio, quello della Martesana. Da provare il Negroni bianco: Tanquerai sevilla, Biancosarti, vermouth bianco, angostura aromatizzata all’arancia. (Naviglio della Martesana Angolo, Via Gianfranco Zuretti 63).

All’Octavius Bar at The Stage Milano sembra di essere proiettati in un moderno American Bar, di quelli dove si rifugiano professionisti a fin giornata e dove avvengono incontri inaspettati e insospettabili. E qui ci sta bene un cocktail classico, a cominciare dal Martini, ma anche qualcosa di più originale suggerito dal bar manager Santino Calderone e dal suo staff. Ma anche cocktail tailor-made. Perché qui il servizio è un imperativo categorico. Una chicca tra le tante: Organza 16, Saint Germain, Brandy, Tequila, Lime, Orgeat, Milk Wash. (Piazza Gae Aulenti 4a)

Ricordate lo splendido piccolo film Lost in Translation con Bill Murray e Scarlett Johansson? Be’, qui a Milano, in House of Ronin, potreste ritrovare l’atmosfera intima e ironica della pellicola diretta da Sofia Coppola. Ma soprattutto, oltre a lanciarvi nel Karaoke, gustare una carta di cocktail estremo-orientali, carichi di sorprese. Lo stile del bar è carico di suggestioni. Insomma, sembra di trovarsi in un altrove. Un luogo sospeso. Da provare: 1888 con Tequila, Mezcal, Tè Sencha, cetriolo. (Via Vittorio Alfieri 17)

Da Lùbar si è letteralmente immersi in un contesto lussureggiante, tra piante e fiori e un arredamento curatissimo. Lùbar si trova all’interno di uno dei luoghi storici si Milano, niente meno che la Villa Reale, accanto ai Giardini pubblici. E di fianco al Padiglione d’Arte Contemporanea. Più noto e da molti apprezzato come ristorante, il locale include anche un cocktail bar con tutti i crismi. Basta scorrere la carta dei drink, al netto dei numerosi vini siciliani bianchi rossi, e trovare signature cocktail davvero curiosi. Come Lùltimo Negroni: Gin Panarea, Amaro Lùltimo; Red Vermouth, Mandarinetto Isolabella. (Via Palestro 16)

Il nome del locale, GINO12, è già un programma, o meglio una dichiarazione d’amore per il Gin. Infatti qui trovate una notevole selezione internazionale del distillato. Possiamo compiere una sorta di giro del mondo di shot di gin, scoprire ed esplorare, degustare e gustare. Il locale è un angolo di Milano storico e suggestivo. Con i classici mattoni rossi a vista, che non sono un dettaglio ma una firma architettonica della città. Pensate alle sue tante chiese romaniche, gotiche e rinascimentali. La lista dei cocktail è pure meritevole di una visita. Ma il consiglio è di chiedere ai barman: «Fammi assaggiare qualcosa di fico!». Non sarete delusi. (Alzaia Naviglio Grande 12)

Fondato nel 1915 il Camparino in Galleria a Milano continua a essere una delle realtà più dinamiche della miscelazione. Sarà per lo spirito Futurista, sottolineato dalle indimenticabili campagne pubblicitarie firmate da Fortunato Depero, sarà per lo spirito intraprendente che da sempre caratterizza il capoluogo lombardo.


Le campagne futuriste firmate da Fortunato Depero
Le campagne futuriste firmate da Fortunato Depero

Qui, insomma, l’abbinamento tra design e beverage, bon vivre e intelligenza artistica vantano una lunga storia. E in occasione della Design Week, il locale attrae i clienti con una esposizione di pupazzi “deperiani”, ancora fonte d’ispirazione per tanti creativi (il Camparino è uno dei Locali Storici d’Italia, ne abbiamo parlato anche in questo articolo). Ma non finisce qui, perché tanti sono i signature drink del Camparino. Tra i più interessanti, da gustare tra le pareti del locale ecco il cocktail battezzato  Compadre, frutto del laboratorio di miscelazione della Sala Spiritello. La ricetta: Campari; Montelobos Mezcal Espadìn; Chinotto Quaglia; 1757 Vermouth di Torino Rosso; 2 dash Angostura; succo d’agave; 2 spruzzi di essenza di bergamotto; 2 spruzzi di essenza di bergamotto; bicchiere tumbler basso. (Piazza del Duomo)


Il Compadre del Camparino
Il Compadre del Camparino

 

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