La scritta Zabov, all'ingresso delle Distillerie Moccia di Ferrara
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«Zabov e avanti a tutta forza!». Passato, presente e futuro delle Distillerie Moccia

Dici Zabov e hai detto Distillerie Moccia. E viceversa. Quella dell’azienda che ha dato i natali a uno dei più famosi liquori all’uovo d’Italia è fondamentalmente una storia familiare. Le famiglie in questo caso sono due, quella dei Moccia e quella degli Ori, che sono succeduti alla prima garantendo continuità a un brand storico e sviluppando un’attività dall’accento ferrarese e lo slancio internazionale, che ha portato a casa anche il Punch Barbieri, acquistato da Campari attraverso un’operazione che ha portato le distillerie su tutti i giornali.

E in quanto brand storico, Zabov si porta dietro quel carico affettivo fatto di ricordi, di reclame viste alla TV o ascoltate alla radio nell’infanzia di tanti, che lo rendono un marchio del cuore per molti italiani, anche celebri. «Una volta Vasco Rossi, durante un’intervista in backstage, disse “io vorrei dire una cosa, Zabov e avanti a tutta forza!” – racconta Cinzia Ori, ad dell’azienda – In termini di immagine per noi è stato un regalo pazzesco e non ce lo aspettavamo affatto. Poi abbiamo capito che Zabov gli era rimasto nel cuore, perché da bambino tutte le domeniche allo stadio Vasco sentiva la pubblicità».


Lo Zabov delle Distillerie Moccia
Lo Zabov delle Distillerie Moccia

Distillerie Moccia, la nascita

La storia inizia con Mauro Moccia, un commerciante di liquori che dalla sua drogheria decide di fondare la “Distillerie A.R.P.A. di Mauro Moccia Sas” per imbottigliare il proprio liquore all’uovo. Il successo non è esattamente travolgente e suo figlio Luigi ha la propria idea di come le cose dovrebbero essere reimpostate. Così ricompra l’attività del padre per gestirla a modo proprio ma, soprattutto, perché vuole lavorare a una ricetta in grado di dare stabilità alla bevanda e poter imbottigliare in vetro trasparente. Secondo lui quel colore giallo come la crema pasticcera si deve vedere. Per mesi scompare e si chiude in un garage – è così che lavorava all’inizio – rompendo le uova a mano e studiando la lavorazione. Nel frattempo risparmia e ottimizza tutto, vende gli albumi alle pasticcerie e i gusci alle farmacie per le preparazioni. Poi un giorno si fa di nuovo vedere in giro. «Ho la ricetta», dice. È il 1947 ed è così che nasce Zabov – Zabaglione all’uovo -, una delle creme di liquore più famose e storiche d’Italia, veracemente ferrarese. Un anno dopo, l’azienda diventa “Distillerie Moccia S.r.l.” e Luigi inizia a cercare agenti e costruirsi una rete di vendita, consegnando lui stesso i campioni.


La registrazione dell'etichetta di Zabov nel 1961
La registrazione dell’etichetta di Zabov nel 1961

La famiglia Ori, nuovo capitolo delle Distillerie Moccia

Arrivano gli anni ’60 e l’azienda è cresciuta molto. Le Distillerie Moccia brevettano la bottiglia dello Zabov, che resta il prodotto di punta, affiancato da una settantina di altri liquori, tra cui Sambuca Greca, Amaretto Moccia e tanti altri. A questi di aggiungono le tante etichette straniere distribuite in esclusiva sul mercato italiano, come il whisky scozzese, il cognac e distillati dai Paesi dell’Est Europa.

È probabilmente un evento drammatico a destabilizzare l’azienda. Uno dei figli di Luigi Moccia viene infatti a mancare in un incidente e inizia un periodo di crisi. Si interessa della situazione la famiglia Ori, imprenditori ferraresi, con attività in vari settori, che nel 1976 acquisiscono l’azienda e la ristrutturano, aprendo una nuova pagina nella storia delle Distilleria Moccia, che mantengono questo nome e restano una grande azienda a gestione familiare. Importanti investimenti danno un’ulteriore spinta alla crescita aziendale e le permettono di espandersi anche all’estero. Oggi il fatturato delle Distillerie Moccia viaggia intorno ai 5 milioni di euro – 100 volte in più rispetto a quando è nata – e Zabov, reasta il brand di punta, leader in Italia nel segmento liquori all’uovo. I prodotti raggiungono vari mercati europei e l’azienda investe anche in Paesi extraeuropei, tra cui Brasile, Argentina e Stati Uniti.


La famiglia Ori, alla guida di Distillerie Moccia
La famiglia Ori, alla guida di Distillerie Moccia

Dallo sport al Festivalbar

Gli anni ’60 sono il periodo dello sport a cui Zabov si lega sponsorizzando varie edizione del Giro d’Italia – quasi incredibile pensarlo oggi per un liquore. Poi, negli anni ’70 arriva la partnership con il “Cantagiro”, che poi diventa Festivalbar, con il Trofeo Zabov Moccia. «Festivalbar è stata una manifestazione molto importante per il brand – dice Cinzia OriC’era un vero e proprio sodalizio con Vittorio Salvetti, l’ideatore della manifestazione. Era molto amico di Luigi Moccia e gli presentò l’idea chiedendogli aiuto e un finanziamento. Per Moccia era importante perché coinvolgeva i bar partendo dai jukebox. All’inizio erano proprio i clienti dei bar a votare i brani – racconta – attraverso delle cartoline brandizzate Zabov. Alcune di queste venivano estratte e i fortunati potevano partecipare al Festivalbar». Una collaborazione che dura per circa vent’anni, prima che il format cambi e si evolva in maniera diversa.


Al min 37’43” la consegna del Trofeo da parte di Luigi Ori al vincitore dell’edizione 1976 di Festivalbar


Davide contro Golia, il caso Punch Barbieri

Nel 2013 le Distillerie Moccia fanno parlare di sé per un caso che diventa di studio, ovvero l’acquisizione di un brand di proprietà di Campari. «Dopo la crisi del 2008-2009 ci siamo domandati quale poteva essere il progetto per questa azienda, se fosse il momento di cedere il marchio o, invece, di ingrandirci» dice Cinzia Ori. Così, in un momento non facile, la famiglia si guarda intorno. «Ho chiamato la Campari e ho chiesto cosa se ne facessero del Punch Barbieri, se fossero interessati a cederlo, di pensarci su…». All’inizio la proposta non sembra destare interesse ma poi, una settimana dopo, arriva una telefonata. «Dopo una serie di trattative, abbiamo trovato un punto d’incontro sui 4 milioni e mezzo di euro. Pensate a cosa può voler dire per un’azienda come la nostra, che ne fattura 5… Abbiamo concluso l’agreement in circa quattro mesi e dato il via senza immaginarlo a una sorta di controtendenza». In un settore in cui sono generalmente i più grandi – tra cui Campari – ad acquisire i più piccoli, la notizia crea una sorta di effetto “Davide contro Golia” e rimbalza su tutti i giornali. «Campari avevano appena comprato Appleton – abbiamo approfondito la celebre distilleria giamaicana di rum in questo articoloe nessuno si aspettava che cedesse uno dei suoi brand. L’operazione ha permesso a Moccia di uscire dalla “ghettizzazione” da piccola azienda, facendoci guadagnare in termini di immagine».


Punch Barbieri, brand delle Distillerie Moccia
Punch Barbieri, brand delle Distillerie Moccia

Così accanto a Zabov è arrivato un altro brand storico e le acquisizioni non si sono fermate. Nel 2019 è stato inglobato il marchio di birra artigianale Ronzani, la birra di Bologna nata nel 1805. Oggi le Distillerie Moccia continuano a produrla a Bologna assieme al proprio mastro birraio, gestendo tutto il procedimento.

Verso il futuro

Tra evoluzione dei mercati e delle tendenze di consumo, oggi le Distillerie Moccia non arrestano l’ideazione di nuovi prodotti, con un’idea di base che vale per tutti: «cerchiamo di fare prodotti non “usa e getta”, ma che abbiano un consolidamento nel mercato» precisa Cinzia Ori. Prodotti pensati per durare, insomma, e tra gli ultimi nati c’è XXII, liquore a base di fiori di sambuco uscito proprio negli scorsi mesi, con un metodo di produzione artigianale e una tiratura per adesso limitata.

Nel frattempo, in termini di promozione, le Distillerie Moccia hanno aderito al progetto The Spirits of Italy (che abbiamo annunciato in questo articolo), nato in seno a Federvini per diffondere la conoscenza della tradizione liquoristica italiana all’estero.

Sul fronte delle tendenze no-low, l’azienda resta in osservazione, anche se il segmento presenta degli aspetti da chiarire, come ad esempio quello della conservazione del prodotto e quello dell’utilizzo della terminologia relativa agli spirits che, secondo il management, andrebbe regolata con precisione.

Nell’intervista a Spirito Autoctono, Cinzia Ori, ad delle Distillerie Moccia, racconta attualità e prospettive. Perché a Ferrara i liquoristi non si fermano mai, anzi, è proprio il caso di dirlo, «Zabov e avanti a tutta forza!».

Radici toscane tra Mugello e Chianti, adottata in Veneto tra ombre e bacari. Ha il naso sul vino da quando lo ha tolto dai libri (forse le cose si sono anche un po’ intrecciate…) e un passato tra voli intercontinentali, valigiate di bottiglie, Paesi asiatici e degustazioni. Diplomata Ais, approda alla comunicazione come ufficio stampa e poi nella redazione di VinoNews24.it. Viaggia, assaggia, scrive, ascolta molto e parla quando serve (svariate lingue).

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