Theresianer Gin, la nuova dimensione del luppolo

Il gruppo veneto Hausbrandt allarga il portafoglio ed entra nel mondo spirits con Theresianer Gin. Il luppolo spicca tra le botaniche. Obiettivo segmento horeca

Ha un richiamo esplicito alla tradizione mitteleuropea del bere bene il nuovo progetto con cui Hausbrandt sbarca nel segmento spirits. Con il brand Theresianer – eccellenza nel panorama brassicolo italiano – il gruppo veneto ha infatti presentato Theresianer Gin.

Il nuovo distillato prevede tra i suoi botanical l’ingrediente tipico e imprescindibile della birra: il luppolo. Infuso in una ricetta esclusiva, questo ingrediente contraddistingue il nuovo gin dal carattere secco e lievemente amarotico, creando un’originale dimensione del distillato. Base alcol da cereali italiano di qualità, Theresianer Gin nasce dalla miscelazione di numerose botaniche tra erbe officinali, spezie e frutta (le note di degustazione su VinoNews24.it).

Grazie a questa nuova referenza, che allarga il portafoglio di Hausbrandt, il gruppo punta ad ampliare il proprio mercato – come spiega a Spirito Autoctono in questa intervista Lorenzo Tomaselli, Italy & International sales manager di Theresianer.



Tomaselli, come nasce Theresianer Gin? Come leggere l’ampliamento della gamma e l’ingresso negli spirits?

«Theresianer Gin nasce dal desiderio di creare un prodotto innovativo che permettesse di sviluppare un nuovo mercato e presidiare maggiormente il segmento dei locali specializzati nel mondo serale.

Quello del Gin è un mercato in forte crescita e sviluppo che genera grande curiosità da parte del consumatore finale, e Theresianer Gin è un distillato che nasce dall’idea di unire il luppolo, l’ingrediente che meglio caratterizza il profilo aromatico della birra, ed un prodotto di tendenza ed in evoluzione come il Gin.

Dopo una lunga ricerca, durata circa due anni, un prodotto di qualità, un distillato sapientemente infuso in una ricetta esclusiva, un insolito connubio tra luppolo, agrumi e ginepro con note speziate, resinose e fresche che lo rendono unico e riconoscibile».

Gin e luppolo, è l’abbinata più immediata per un produttore di birra. Come si legano nella strategia comunicativa?

«L’abbinata è immediata, ma il risultato in bottiglia non così scontato. L’utilizzo del luppolo in infusione e il suo dosaggio in abbinamento con le altre botaniche, necessita di molta attenzione, per creare un prodotto bilanciato ed equilibrato».



Con chi lavorate per la distillazione?

«Collaboriamo solo con realtà aziendali Italiane».

Attraverso quale processo di lavorazione in distilleria nasce Theresiner gin?

«Theresianer Gin è un distilled, quindi alcool di base di cereali italiani, distillazione del ginepro e botaniche in infusione miscelate».

Qual è il vostro mercato in Italia per questo nuovo prodotto? Lo state distribuendo in affiancamento alla birra?

«Il mondo dell’horeca, servito attraverso una rete di distributori in Italia, ovvero lo stesso segmento della birra, oltre alla collaborazione con la rete di agenti Hausbrandt».

Quali obiettivi di budget avete?

«Crediamo molto in questo nuovo progetto ma attendiamo di vedere la risposta del mercato, che per ora è comunque già positiva».

Avete partecipato a diversi eventi. Qual è la reazione del consumatore di gin italiano nell’assaggiare il Theresianer?

«Riscontriamo un buon apprezzamento da parte del consumatore finale ed abbiamo in programma nuovi eventi per promuovere il prodotto».



Siete presenti fuori dall’Italia? Con quali progettualità?

«Al momento no. Dedichiamo questa prima fase all’inserimento nel mercato italiano. L’anno prossimo inizieremo a sondare altri Paesi, sempre attraverso i nostri distributori birra».

Theresianer Gin ha un’anima italiana o mitteleuropea?

«Assolutamente italiana. Theresianer Gin è caratterizzato da una forte appartenenza al territorio, al legame con il mare e al borgo Teresiano, punto di riferimento storico che trova espressione anche nel packaging. L’iconografico faro è in primo piano sulla texture avvolgente, in cui si fondono graficamente la mappa dell’antico borgo e di luppoli con cui il gin è prodotto».

Quanto lavorate sulla spinta del prodotto nella mixology?

«Grazie alla sua ricchezza sensoriale, Theresianer Gin è un ingrediente stimolante per la creazione di numerosi cocktail. Abbiamo creato in collaborazione con il barman e campione di flair Bruno Vanzan una serie di ricette raccolte in un ricettario dedicato».

Riscontrate attenzione agli spiriti italiani tra i bartender del Belpaese?

«Sì, anche se c’è una predilezione dei barman verso le aziende più specializzate in questi prodotti».



Oggi il mercato dei gin è piuttosto affollato in Italia. È un bene o un male?

«Un bene, se pensiamo al fatto che è aumentata molto la curiosità da parte del consumatore finale. Allo stesso tempo questa curiosità porta ad una continua ricerca di novità da parte dello stesso consumatore, aspetto che potrebbe rendere più difficile la continuità».

Questa ampiezza di offerta porta valore o disperde energie?

«Valore aggiunto, grazie a nuove argomentazioni di vendita e in termini di posizionamento del brand ed innovazione di prodotto».

Rimarrete a un solo gin? Vi interessa espandere il segmento spirits?

«Riteniamo interessante il segmento, ma per il momento restiamo concentrati su una tipologia. Nello specifico, abbiamo utilizzato i luppoli della nostra birra Theresianer IPA e ottenuto un prodotto bilanciato, con dei sentori freschi e delicati e note agrumate tipici dei luppoli di IPA».

Con quale tonica suggerite l’abbinamento?

«Una tonica base, non aromatizzata, per apprezzare al meglio le caratteristiche del gin».



Wit Collins, uno dei cocktail suggeriti sul sito di Theresianer

Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Veneziano, fa base a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.

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