Il gin di Cortina. Zero agrumi per uno spirito di montagna

Ideato dal patron del celeberrimo Hotel de la Poste, Gherardo Manaigo, Cortina Mountain Gin è nato in pandemia, ha conquistato i cocktail bar che contano e ha già un seguito: Cortina Ice Vodka

Un gin di montagna. In un mondo nel quale ormai il gin tonic detta legge all’ora dell’aperitivo – e sempre più come accompagnamento alla cena – e nel quale la ricerca dello spirit di origine inglese in ambito premium è sempre più concentrata sulle note agrumate mediterranee, come link all’estate e alle degustazioni (o meglio party) vista mare, c’è chi va in direzione ostinata e contraria. E lo fa con la potenza di un brand conosciuto in tutto il mondo: Cortina.



Dai boschi alla distilleria

Quel qualcuno è un nome assai noto e profondamente legato alla Regina delle Dolomiti. Si tratta di Gherardo Manaigo, direttore dell’Hotel de la Poste e membro della famiglia proprietaria della struttura che settant’anni fa ospitò Hemingway, per citare un nome (ma la lista potrebbe continuare fino alla fine di questo pezzo…). Cortina Mountain Gin è il frutto del lockdown di Manaigo, delle sue lunghe passeggiate tra boschi e valli deserte, nei duri momenti in cui c’era il blocco degli spostamenti tra regioni e, quando andava particolarmente male, anche di uscita dal territorio comunale. In quel vuoto totale di turisti, quando la conca ampezzana splendeva in tutta la sua bellezza ma solo i cortinesi ne potevano godere, il patron del “Posta” si appassionava alle erbe di montagna e raccoglieva ginepro, salvia selvatica, mirtillo nero, pino mugo e altre potenziali botaniche per perdersi nei profumi e cercare di non pensare ai mancati incassi. La consolazione è diventata presto stimolo per una diversificazione imprenditoriale.



Il profumo delle valli

«Perché – si chiese giustamente Manaigoil gin deve per forza ricordare il mare, prendendone pure il nome in qualche caso, e non la montagna?» Detto fatto: con il know how e le attrezzature di una distilleria emiliana, nasce un gin finalmente senza agrumi nella rosa degli aromi. Emergono invece i sentori erbacei: ginepro, geranio, menta, rosmarino, finocchietto selvatico, ma soprattutto mirtillo nero e pino mugo. È il gin di Cortina, ed è naturale che il nome della località che ospiterà le prossime olimpiadi invernali dovesse finire in etichetta. Il lancio risale al 2021, e dopo un anno c’è già una novità. Dopo il gin, infatti, è arrivata la vodka.



La vodka delle Dolomiti

Si chiama Cortina Ice Vodka ed è stata realizzata con doppia distillazione, a partire da acqua purissima delle Dolomiti. E Manaigo pare non abbia intenzione di fermarsi qui. «Con gli amici ci chiedevamo: è mai possibile che a Cortina si debba “importare” ogni cosa, ogni prodotto che serviamo a tavola? Con tutto il potenziale che abbiamo in casa! Da questa riflessione sono nati prima il gin e poi la vodka, che sono piena espressione del nostro territorio. Ma poi arriveranno un vermouth, un brandy e chissà cos’altro» ci racconta il neo imprenditore degli spirits. Del resto, con il gin, la risposta del mercato di fascia alta è stata pienamente in linea con le aspettative. Per il Veneto, la distribuzione è stata affidata a Ferrowine, mentre la copertura di piazze come Milano, Roma e Bari – per citarne alcune – viene gestita da piccoli distributori locali specializzati nelle forniture ai migliori cocktail bar.



Dal cocktail bar al travel retail

Il prossimo passaggio sarà emozionale: «In primavera, quando la natura inizierà a risvegliarsi, lanceremo i percorsi sensoriali nei boschi ampezzani, alla ricerca dei profumi presenti nei nostri spirits. E concluderemo questi percorsi con i tasting all’aperto» ci anticipa Manaigo. A livello commerciale, invece, non ci si limiterà alla mixology. L’obiettivo è entrare nei catering di alto livello, nel canale travel con i duty free e nell’online. Del resto, i test sugli spirits di Cortina sono stati impegnativi, perché i clienti del Bar del Posta – dove per oltre mezzo secolo ha operato il barman Antonio di Franco, oggi meritatamente in pensione – sono davvero esigenti. E quei test sono stati superati. «Sulle Dolomiti abbiamo una grande tradizione di grappe aromatizzate, ma mancavano quei distillati che fossero immediatamente collegabili a Cortina e che sapessero stuzzicare i palati di un pubblico di appassionati attento al gusto contemporaneo» conclude Manaigo. L’etichetta del gin, dalla grafica retrò, celebra “Cortina ’56”, la prima manifestazione olimpica in una città italiana. Settant’anni dopo, nel 2026, il sacro fuoco di Olimpia tornerà ad ardere ai piedi delle Tofane, e il gin per brindare allo sport è già pronto.



 

Giornalista specializzato in economia della moda, del design e del food&beverage. Attualmente scrivo per Milano Finanza, Vogue Italia, Gambero Rosso, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate italiane ed estere.

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