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Pulp. Il Bloody Mary e Georges Simenon

Letture, cocktail, bar e libri. Digressioni, appunti e impressioni, tra luoghi, spirits e fiction

I protagonisti dei due libri di Georges Simenon di cui scriviamo sono due medici, due ginecologi. In entrambi i romanzi, scritti più o meno a vent’anni di distanza (Il Dottor Bergelon pubblicato nel 1941 e L’Orsacchiotto del 1960), riportano fatti di sangue e riguardano il destino tragico di due uomini. Il primo è un medico al principio di una promettente carriera, il secondo è un dottore oramai affermatissimo, il professor Jean Chabot. Nell’uno e nell’altro romanzo tutto comincia con un delitto provocato da una perdita di controllo, che rimette radicalmente in discussione le loro vite.

Due incipit e due risvegli

Sogno e risveglio sono due dimensioni quasi confuse, che ritornano in entrambe le storie.
Non c’era bisogno di essere medico per fare quella diagnosi: Bergelon aveva i postumi di una sbornia. La cosa non era sgradevole in sé, soprattutto finché se ne stava a letto” (Il Dottor Bergelon).
Stava sognando, di questo era certo, ma, come tutte le altre volte, non avrebbe saputo dire qual era il soggetto del sogno” (L’Orsacchiotto).
Entrambi i protagonisti si svegliano esausti, al primo “sembrava che tutta la sua fatica, tutto ciò che di turpe aveva dentro gli uscissero lentamente dalla pelle”. Il secondo “si sforzava al punto di essere esausto, e deluso, perché quelle immagini dovevano certamente significare qualcosa…”.



La cameriera e Dostoevskij

Ho letto L’Orsacchiotto in tre tappe, cioè in tre bar diversi. Il primo un localaccio, vicino alla libreria nella quale ho acquistato il libro. Quando trovo un nuovo Simenon, non posso fare a meno che rifugiarmi in un bar, ordinare un Negroni e cominciare a leggerlo. Il secondo locale era meglio. E qui ho ordinato un calice di Ribolla Gialla. La cameriera giovanissima, solare, mi fa dopo un po’: «Che cosa sta leggendo?». Le mostro il libro. Mi risponde che non conosce l’autore e che lei ama Dostoevskij, che se lo sta leggendo quasi tutto. Allora le rispondo (mi brillano gli occhi!): «Be’, c’è tanto Dostoevskij in Simenon». Prendo il libro con l’elenco di tutti i romanzi pubblicati fino a oggi da Adelphi, tranne i Maigret e le raccolte di articoli, e le segno con un asterisco quelli dai quali cominciare a leggerlo. «Scatti una foto, poi torno e mi dice, tanto abito qui vicino». Ma devo ancora tornare a trovarla.

Delitto, castigo e spiriti

Nei romanzi di Dostoevskij certamente si bevono alcolici, ma soprattutto tè nel samovar. Nei romanzi di Simenon, ricorrono, non so quante volte (sarebbe bello contarli), cognac, calvados, birra (a fiumi), vino (quasi mai di qualità), whisky, martini cocktail, rum… Nei romanzi di Simenon, curiosamente, non mi risulta che ci siano mai riferimenti per esempio alla musica. Neppure alla pittura. Mentre un altro elemento ha un ruolo fondamentale in tutta la sua opera: l’acqua. In forma di pioggia, mare, fiumi. Insomma l’elemento liquido fa da sottofondo a tutti i delitti che descrive nella gran parte dei suoi libri. E l’elemento acqua, come l’alcol, anticipa sovente quello del castigo. Ne L’Orsacchiotto scrive: “ma cambiò idea pensando che gli sarebbe piaciuto bere un ultimo cognac”.



Finale, ma senza spoiler

Il terzo locale dove ho portato L’Orsacchiotto è il Dopotutto di Arianna Orlando a Milano. Qui entra in scena il Bloody Mary, nonostante non appaia, credo, in nessun romanzo di Simenon. Ma qui avviene la lettura più gustosa. Il finale del romanzo ha qualcosa di pulp. E tutto è profondo e forte, semplice e intenso nei racconti lunghi e brevi dello scrittore. E poi ci sono tante donne, che lo facevano impazzire per la loro sensualità e complessità, che Simenon cercava di “sopprimere”, e a volte soppresse, ahimè, con la sua algida intelligenza.

Il Bloody Mary di Gaia, barlady del Dopotutto
  • Un’oncia di Beara Irish Whisky
  • ½ oncia Vermouth affumicato Antica Bottega 1934
  • Succo di pomodoro
  • 8 gocce di Worchester
  • Tre gocce di tabasco
  • Un dash di succo di limone
  • Un dash di zucchero liquido
  • Ghiaccio

Il tutto è mescolato, filtrato e versato in un bicchiere tumbler, per guarnizione una fogliolina d’alloro.



Bibliografia

Georges Simenon, Il dottor Bergelon, Adelphi, 2022, pagg. 195, 18 euro.

Georges Simenon, L’orsacchiotto, Adelphi 2023, pagg. 147, 18 euro.

Per approfondire l’autore, vi proponiamo qui un interessante documentario.



 

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