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Italia e Giappone, miscelazioni tra il Sol Levante e il Bel Paese

Complici Sacha Mecocci, barman del Fusion Bar & Restaurant, e Velier, vi portiamo in un breve viaggio laddove neppure Marco Polo si era mai spinto

A partire da qualche distillato e liquore italiano abbiamo cavalcato fino in Giappone. Roma e Tokyo si inviano sempre più di frequente “messages in a bottle”. È sempre più evidente, infatti, l’attrazione reciproca tra i due mondi della miscelazione. Ma la liaison riguarda anche gli scambi gastronomici. Tanti ristoranti fusion in Italia attingono dal nostro territorio e dalla nostra tradizione culinaria, come molti ristoranti nostrani s’ispirano alla formidabile tradizione della cucina nipponica. Evviva la globalizzazione assunta per bocca!

Quelli che vi segnaliamo sono cocktail improvvisati, estemporanei, ispirati proprio dall’incontro tra i due Paesi orchestrato da Velier all’ultimo congresso di Identità Golose a Milano. Sono, pertanto, più che ricette vere e proprie suggerimenti e stimoli a un viaggio sensoriale tra il Mediterraneo e il Sol Levante.



Folgorati sulla via di Okinawa

Il primo cocktail ci introduce a un prodotto recente, nato in piena pandemia e concepito da una coppia di italiani, Benedetta Santinelli e Simone Rachetta. Potremmo battezzarlo: “Folgorati sulla via di Okinawa”. Perché qui Benedetta e Simone hanno scoperto un vegetale, che in realtà è notissimo, il goya. Una sorta di cetriolo dal gusto molto amaro, chiamato anche bitter melon. Così hanno compiuto non uno, ma due passi avanti. Ne hanno importato i semi in Italia (Toscana), lo hanno coltivato e hanno compreso tutte le sue potenzialità per utilizzarlo come base per un amaro. Una sorta di adozione, insomma. Perché il loro Yuntaku oltre al goya, contiene tra le proprie botanical pepe di Sichuan, Jasmin tea, zenzero, galanga, ibisco e cardamomo.

Sacha Mecocci ha quindi miscelato nello shaker Yuntaku Amaro di Goya con Cordial Analcolico Paragon Timur Berry (un pepe nepalese). Una preparazione semplice e classica che è stata quindi versata in un calice Martini da 23,5 cl.



Tra Sacro e Profano

Il secondo cocktail estemporaneo potrebbe essere battezzato “Sacro e Profano”. Intanto s’ispira a uno dei drink le cui origini sono più discusse – ma ci interessa fino a un certo punto – il White Lady. In sostanza un sour, forse più amato da ladies che da gentlemen. Ad ogni modo potente. L’aspetto sacro è rappresentato dall’ingrediente principe, il Gin Dry Vallombrosa, prodotto dai monaci dell’omonima Abbazia sull’Appenino Tosco Emiliano. Questo gin ha una caratteristica unica, nel senso che è ottenuto solo da una varietà selvatica di bacche di ginepro, macerata in alcol neutro di cereali. Insomma, è una sorta di preghiera alla artigianalità e alla semplicità, anche se nato ovviamente come un medicinale.

L’aspetto profano e seducente è l’accoppiamento con il liquore Sakè Hiwa Yuzu. Una punta di lime e un tocco di zucchero liquido completano il miscelato. E wow! Bravo Sacha!
Da servirsi in una coppetta Martini.



Negroskyo

Per chiudere, ancora Italia-Giappone A/R. E un cocktail che potremmo battezzare “Negroskyo”. Un twist di Negroni che collega le valli di Cuneo con l’Isola di Honshū, la più grande del Giappone, dove si trova Tokyo e dove ha sede Nikka, la prima e più rinomata distilleria di Whisky del Giappone. Ma qui, cavolo, si produce anche vodka. Il collegamento con la provincia piemontese sono due bevande premium. Bordiga Aperitivo e Bordiga Vermouth Rosso. Due terzi cunesi e un terzo di Nikka Coffey Vodka.



 

 

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