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Mixology e spirits italiani trainano il boom dei mixer

La scelta del mixer (analcolico) da abbinare agli spirits in bottigliera o ai cocktail sul bancone è sempre più raffinata, con una maggiore consapevolezza tra i bartender e anche tra i consumatori. E il mercato soft drinks si impenna

Non c’è solo alcol nel carrello della spesa di ogni bartender. Perché se da un lato è essenziale avere una forte aderenza all’identità del proprio stile di mixology nel momento in cui si scelgono gli spirits – più o meno autoctoni, più o meno caratterizzanti – è altrettanto importante, per non banalizzare i cocktail, abbinare in miscelazione i soft drink più coerenti.
Ecco perché lo sviluppo di una cocktailerie più complessa e matura ha portato, come inevitabile indotto, uno sviluppo esponenziale del mercato analcolico dedicato.
Per alcuni brand che producono una gamma ampia (e vagamente generica) di soft drink si è forse notata l’impennata di acquisti di acqua tonica al supermercato, così come gli estimatori della ginger beer sono improvvisamente aumentati. Ci sono poi aziende o marchi che hanno deliberatamente puntato sulla miscelazione, giocando di innovazione e investendo sullo sviluppo del prodotto.
Inutile dirlo, l’investimento è stato ripagato. Certo, è difficile segmentare il bilancio delle vendite con precisione in funzione della destinazione delle bevande, ma il polso batte. E batte forte.



Bevande Futuriste punta su r&d e complicità con gli spirits italiani

La miscelazione vale, al momento, circa il 40 per cento del volume d’affari per Bevande Futuriste. «È sicuramente in crescita – conferma Elena Ceschelli della direzione marketing & comunicazione – anche se la concorrenza e la nascita di nuovi brand è all’ordine del giorno. Siamo felici di esseri stati tra i primi a crederci, ormai otto anni fa. Noi abbiamo cavalcato i trend della miscelazione. Siamo partiti dal Moscow Mule, creando due ginger beer dal carattere diverso che aiutassero la realizzazione di questo cocktail. In questi anni siamo i compagni ideali per i gin, proponendo ben sette tipologie di acque toniche premium. Un’offerta per tutti i gusti, dalla neutrale alla botanica scortese, dalla light senza zucchero alla biologica mediterranea, senza dimenticare la speziata con un pizzico di peperoncino e la classica Indian bio». E oggi Bevande Futuriste punta al Paloma Cocktail con la nuovissima Pink Lady, la soda al pompelmo rosa molto richiesta dai barman.



L’incremento di volumi negli ultimi anni è evidente ed è legato all’evoluzione del mondo mixology. «Stiamo crescendo di un 25% su questo filone – conferma Ceschellinonostante il momento storico non sia dei migliori. Crediamo così tanto nella mixology da aver lanciato l’anno scorso il brand Prohibito: una selezione di sciroppi ed essenze ad alta concentrazione dedicate ai barman. Senza dimenticare l’innovativo Prohibito Creative Mixology, un metodo per creare il proprio sciroppo utilizzando una base madre e 16 essenze selezionate».
L’idea-chiave per l’azienda veneta è supportare il barman. «È un mondo in evoluzione e in costante cambiamento – chiosa la marketing manager – La qualità sarà sempre più richiesta e la figura del barman sarà sempre più professionale e autorevole per le aziende beverage. Proprio per questo da un paio di anni abbiamo istituito un nostro Premium Lab Mixology, un laboratorio di ricerca e sviluppo che conta una trentina di professionisti del settore, capitanati da Samuele Ambrosi di Cloakroom Studios, dove testiamo e studiamo le nuove mode e tendenze, facendo costante formazione e puntando anche a coinvolgere l’avventore del bar».



In questo scenario in rapida evoluzione, il made in Italy negli spirits fa da traino anche al made in Italy nei soft drink. «È una nostra arma vincente – ammette Ceschelli – perché facciamo sistema con i brand di miscelazione italiani. Oggi sono in forte aumento i gin, bitter e vermouth italiani, con i quali si possono veicolare messaggi univoci per promuovere il bere di qualità scegliendo prodotti italiani con uno stile originale. Rimane sempre in testa alle classifiche il gin tonic, un drink contemporaneo che non passerà mai di moda, attorno al quale c’è molto da raccontare».

Fever-Tree, pionieri in costante espansione

Anche per Fever-Tree, pur non avendo dati precisi relativi al peso della mixology sui volumi, «il nostro mercato è quello della miscelazione – osserva il country manager Filippo Colombopossiamo infatti dire che abbiamo definito/creato la categoria dei mixers. Il nostro messaggio è chiaro: “Se tre quarti del tuo drink è il ‘mixer’, assicurati di usare il migliore”. Essendo noi nati per la miscelazione, mi aspetto che il nostro mercato sia rappresentato per oltre il 90% da un consumo miscelato, anzi la domanda che ci poniamo spesso è quale sia il peso del consumo “liscio” e quali opportunità possono esserci per il nostro brand».



Guardando dunque all’incremento di volumi negli ultimi anni, Colombo conferma che sono stati «anni molto positivi, legati soprattutto al successo di long drink iconici: moscow mule e gin tonic su tutti. Nel 2022 abbiamo più che raddoppiato i volumi rispetto al 2019, dunque al pre-covid». E conferma senza esitazioni le ottime prospettive per il segmento, grazie a «una continua espansione nel consumo domestico legata al trend della miscelazione, in crescita anche a casa degli italiani».
Con riferimento al rapporto con gli spirits made in Italy, Colombo osserva come nei mixer emergano nuovi brand, anche italiani, che cercano di entrare nel mercato «spinti dal successo di Fever-Tree», ma al tempo stesso «vedo negli ultimi anni molti nuovi soft drink che apparentemente non hanno a che fare con il mercato degli spirits. La produzione di un distillato e di un soft drink sono due cose molto diverse, ma è forse il trend della premiumizzazione a caratterizzare le due categorie».

Fonte Plose, linea Alpex trainata dalla mixology (e dal made in Italy)

Da specialista delle acque con identità alpina a nuovo player nel mercato dei mixer, Fonte Plose ha investito energie e pensiero nella linea Alpex e li sforzi sembrano esser ripagati dalle evoluzioni del mercato.
«La linea Alpex – riferisce il presidente Andreas Fellinè stata concepita e lanciata sul mercato nel 2019, poco prima del covid. La pandemia ha interrotto lo slancio iniziale, ma alla ripresa abbiamo lavorato bene e ogni anno cresciamo in modo importante, tanto che pensiamo ad arrivare nel 2023 ad una percentuale a doppia cifra sul totale della nostra produzione».
La mixology è naturalmente il focus. «Il settore è in continuo movimento – conferma Fellincon una costante ricerca da parte dei professionisti rispetto a ingredienti, strumenti, ricette e abbinamenti. Barman e gestori di locali diventano sempre più esigenti, attenti alla qualità e alla provenienza dei prodotti utilizzati. E in Alpex riconoscono il potenziale di differenziazione rispetto alla concorrenza».



Il brand è relativamente giovane, ma ha una forte capacità di penetrazione sul mercato. «Siamo sul mercato da pochi anni – ammette il presidente – ma possiamo già vedere che l’aumento delle vendite è legato alla capacità innovativa, alla corretta valutazione dei diversi target, alla scelta delle referenze e al rapporto con i clienti stessi, dai quali traiamo continui spunti per la nostra crescita. L’ingresso della linea Alpex in alcuni locali non precedentemente clienti Fonte Plose è stato inoltre un traino per gli altri prodotti dell’azienda, come completamento della gamma ma anche come ingredienti alternativi per i drink. I nostri succhi di frutta BioPlose, per esempio, essendo naturali e senza aggiunta di zucchero, hanno iniziato ad essere utilizzati anche in miscelazione per cocktail analcolici e non».

Secondo Plose, analisi sul mercato e sugli stili di vita delle persone fanno pensare a trend sempre più importanti nell’ambito della miscelazione low alcohol, più controllata e qualitativamente superiore. In quest’ottica Alpex quest’anno amplia il portafoglio con tre bevande ready2drink da proporre come alternativa analcolica ai classici cocktail, per il consumo in casa oppure per bar che necessitino di rapidità d’esecuzione e volumi.



I trend muovono inoltre verso locali e format sempre più targetizzati e differenziati, «con una netta distinzione tra prodotti convenzionali, distribuiti dalle grandi multinazionali, e nicchie di prodotti più artigianali», aggiunge Fellin. E qui si innesta il valore peculiare degli spirits italiani, che trainano anche i mixer. «L’Italia si distingue per creatività, qualità e genuinità di prodotti – rimarca il presidente – e i produttori di soft drink italiani ne sono una perfetta rappresentazione. Il made in Italy, così come la storia di un’azienda familiare quale è ancora Fonte Plose, sono valori di cui andiamo fieri e che devono essere preservati. E notiamo come i nostri clienti optino sempre più per acquisti italiani e di alta qualità, anche da abbinare tra loro per proporre un’esperienza di eccellenza tutta italiana, che valorizzi il territorio».

Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Veneziano, fa base a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.

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