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Bologna a tutto gin, Enoteca Italiana ne ha quasi cento

Nella celebre insegna di via Marsala, il 60% delle vendite di spirits è legato a questa prodotto. Seguono il rum, qualche amaro di pregio, le grappe e i vermouth. Tra le tendenze spiccano tequila e grappe di montagna

 

Anche i bolognesi vanno pazzi per il gin. Parola di Marco Nannetti, proprietario di Enoteca Italiana, punto di riferimento per la vendita e la mescita nel centro storico del capoluogo emiliano-romagnolo. “La richiesta è tanta, così abbiamo allargato notevolmente l’offerta: oggi abbiamo 97 referenze di gin in enoteca” precisa Nannetti, la cui insegna opera sia come distribuzione sia come importazione diretta di alcuni prodotti, limitatamente ai vini (un’etichetta di Champagne e una di Bordeaux).

Per gli spirits, invece, Enoteca Italiana ha a disposizione un bartender, il cui compito non è tanto quello della miscelazione («Faremo al massimo una decina di Gin tonic a serata, qui il rito dell’aperitivo ha come punto di riferimento il vino», precisa il proprietario), quanto orientare il cliente alla scelta del prodotto per il consumo tra le mura domestiche.


Il fascino della distilleria locale


Su dieci bottiglie di spirits attualmente vendute da Enoteca Italiana, sei sono di gin. Non c’è, all’interno della categoria, un best seller in assoluto. “Girano un po’ tutti i marchi, dai “classiconi” come Tanqueray alle novità come quella di Fabbri 1905, che è di Bologna e quindi ha suscitato parecchio interesse con il suo gin all’amarena. Ne stiamo vendendo tanto”.

Tra le bottiglie più in vista, nello scaffale dedicato ai gin, troviamo diverse etichette italiane: Poli, Del Professore, Peter in Florence, Engine e altri ancora. Ma se questa è in assoluto la categoria leader per le vendite, come si suddivide il restante 40 percento? Dietro i gin compaiono i rum, con una suddivisione abbastanza equa tra i distillati di melassa (domina Don Papa) e i prodotti più secchi stile Martinica.

Un certo interesse è legato agli amari, ma è una tendenza a cui Nannetti non crede molto, fatta eccezione per qualche prodotto di pregio e locale come ad esempio l’amaro di Villa Zarri, azienda di Castelmaggiore diventata celebre grazie ai suoi brandy.

Tra i vermouth più richiesti svetta Cocchi, tra i liquori il Genepy. Tra le grappe, il punto di riferimento è la distilleria piemontese Marolo.



L’Horeca batte il consumo in casa. Cosa accadrà in prospettiva? Nannetti si aspetta un certo rilancio per la tequila: Gli importatori ci credono, e la stanno sostenendo con convinzione. Le vendite aumenteranno, ma si parte da numeri molto piccoli”. Un altro trend interessante è quello delle grappe aromatizzate. “C’è richiesta di grappe tipicamente alpine come quelle alla ruta e alla genziana, ormai sdoganate anche in pianura”, evidenzia il proprietario del locale di via Marsala, una traversa della centralissima via Indipendenza.

Ad ogni modo, i bolognesi non sono un pubblico particolarmente legato agli spirits. Le bollicine hanno sicuramente più appeal e Bologna è storicamente una piazza di riferimento per i consumi in orario aperitivo di metodi classici italiani e francesi. Sicuramente si avverte una crescita della mixology e i locali dedicati stanno realizzando incassi rilevanti, ma questo sviluppo è concentrato nel fuori casa e tocca marginalmente il consumo all’interno delle mura domestiche.

Giornalista specializzato in economia della moda, del design e del food&beverage. Attualmente scrivo per Milano Finanza, Vogue Italia, Gambero Rosso, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate italiane ed estere.

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