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Salotto di Adelaide, le atmosfere segrete del lounge bar del Vilòn

Nascosto, ma non troppo. Sicuramente accogliente e speciale, nel cuore di Roma, una via di mezzo tra un cocktail bar e uno speakeasy vero e proprio

 

Il Salotto di Adelaide al Vilòn Roma continua a intrigare con quell’aria quasi da “secret place”. Non un affaccio su strada, non un’insegna che si noti lungo l’appartata via dell’Arancio. Solo quel passa parola da “posto del cuore”.  Veramente très chic quel suo essere un rifugio complice ed intimo, quasi clandestino, con atmosfere davvero poco convenzionali. Non da speakasy, ma quasi.

Come arrivarci? Dopo aver suonato un campanello sotto quel piccolo lampione dalla luce sommessa sul muro di cinta dell’ala est di Palazzo Borghese e la sorpresa è immediata. Il Salotto del Vilòn è lo spazio giusto dove oziare sorseggiando un aperitivo, fermarsi a lungo; si sta al bancone o sui divani, si condivide il piacere di fare salotto. Da una Carta Light qui si mangia a tutte le ore. Ad accompagnare i drink per l’aperitivo dalla cucina arrivano sides pensati insieme allo Chef Gabriele Muro.



“Commistioni intriganti tra fine dining e fine drinking così come nel nuovo menu allo studio con un food pairing tutto nuovo e alcuni piatti liquidi e cocktail solidi” anticipa Federico Graziani.
Interessanti anche i cordiali fatti in casa con purea di frutta e liquore e quello strizzare l’occhio alla cucina, nuova tendenza da intercettare ed usare con intelligenza, questione d’ingredienti o di tecniche, come la fermentazione, finora più spesso d’uso dello chef. Questo senza togliere spazio ai grandi classici, che restano un cavallo di battaglia del locale.



Molto bella la bottigliera e il bancone in rovere e ottone dietro al quale lavora Federico Graziani, che avevamo conosciuto al Ru.De. Centocelle, street bar di forte sperimentazione e successo.
Classe 1997, ha firmato una drink list con 16 cocktail, tra cui anche un alcol free e un vegan, i cui nomi a parte il Viròsa e Gi.No, quasi un divertente calembour, prendono ispirazione da Henri Rousseau, l’artista “naif” di fine ottocento più noto come Rousseau il Doganiere.

Quel muoversi tra immagini primitive e visioni magiche, che anche i nomi riflettono, sollecita nuove ispirazioni oniriche, magie tropicali, seduzioni che il Salotto di Adelaide induce.
Quasi che Adelaide Borghese de la Rochefoucauld, che abitò questi spazi, ben prima di conoscere le opere di Rousseau, non abbia anche lei sognato quel tripudio di natura esotica che ritroviamo nel tappeto in salotto ma soprattutto nel piccolo giardino segreto del Vilòn. Angolo dall’atmosfera coloniale, effetto jungle tra banani e kenzie, ficus e gelsomino orientale da fascinoso piccolo riad marocchino, anch’esso un segreto custodito in uno dei palazzi tardo rinascimentali più belli di Roma.

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