Un “mazzolin di prebuggiún” porta la Liguria nel Prebugin

Nato dall’idea di tre amici e approdato sul mercato da pochi mesi, il distillato vuole restituire gli aromi dell’anima ligure utilizzando 13 erbe che tradizionalmente sono ingredienti della cucina territoriale

Il preboggión o prebuggiún è una miscela di erbe spontanee tipiche della cucina ligure, che viene bollita e utilizzata per minestre, frittate, torte salate, ma anche come ripieno dei pansoti che vanno conditi con la salsa di noci. La composizione del mix è differente a seconda della zona della Liguria in cui ci si trovi e può comprendere tra l’altro amarago, borragine, cicerbita, cicoria, dente di leone, grattalingua, ortica, papavero, radicchio selvatico, sanguisorba, silene e tarassaco.

Si ispira appunto al localismo del prebuggiún un nuovo distillato che vuole superare l’idea tradizionale del gin, impegnandosi per valorizzare realmente la terra di Liguria. Seguendo i canoni classici del London Dry Gin – secondo il disciplinare olandese del 1600 – in Prebugin si aggiunge al distillato una nota originale riprendendo 13 erbe dal prebuggiún dall’ambito culinario. Questo connubio amplia l’aromaticità e rende il gin secco come un London dry, ma più rotondo e morbido al palato – ecco le note di degustazione su VinoNews24.

Un progetto territoriale

Prebugin nasce dall’idea di tre amici appassionati – il sommelier Enrico Valle, il bar manager Giuseppe Cabona, e l’imprenditore Matteo Crispino, ai quali si è unito successivamente Daniele Giovanelli.

Il progetto è territoriale e ambizioso, tanto che ha già attraversato il confine per spingersi fino in Svizzera e in questa intervista a Spirito Autoctono il co-fondatore Giuseppe Cabona, figlio d’arte e ispiratore di questa avventura, annuncia nuovi sviluppi.



Giuseppe, come nasce il vostro progetto dedicato al gin?

«Il progetto nasce per una fortuita coincidenza. L’idea tecnica è scaturita prima da Giuseppe Cabona con lo scopo di creare un gin che contenesse i sapori della nostra regione, per poi incontrare la lungimiranza e intraprendenza degli altri soci che ne hanno reso possibile la realizzazione».

Come si innesta nella vostra storia di famiglia o imprenditoriale?

«Diventa parte integrante e fondamentale della nostra “avventura”, stimolandoci a continuare e a rendere sempre più grande questo progetto».

Il legame con il territorio è solo questione di botaniche?

«Assolutamente no, il legame del nostro prodotto con la Liguria va molto oltre al semplice utilizzo delle nostre erbe spontanee. I liguri sono sempre stati dei grandi marinai e instaurarono con il popolo inglese dei rapporti sin dal 1100, concedendogli persino il proprio vessillo (in cambio di un tributo annuale) per non essere attaccati dai pirati che solcavano i nostri mari. Con questo prodotto noi non stiamo facendo altro che riappropriarci di una metaforica Gioconda ligure, producendo un gin con il metodo più rappresentativo che esista, impiegando però gli elementi della nostra tradizione».



Cosa rende il prebuggion differente da un mix di botaniche varie?

«L’insieme di erbe spontanee del prebuggiún, grazie al quale un po’ per aromaticità, amarezza, dolcezza sfaccettano il gusto del nostro gin rendendolo oltre che deciso anche aromatico e fresco e quindi duttile. Tecnicamente PrebuGin essendo uno stile London Dry, deve essere caratterizzato dal ginepro come protagonista».

Tre parole (originali) che raccontino il vostro progetto e il risultato che vi siete prefissati?

«Intraprendenza, orgoglio, consapevolezza».

Attraverso quale processo di lavorazione in distilleria nasce Prebugin?

«La nostra distillazione si contraddistingue per precisione e fedeltà alla ricetta: tutti gli elementi che compongono il prodotto vengono infatti distillati in contemporanea nell’alambicco. I vapori alcolici attraversandoli, ne estraggono così i contributi organolettici, omettendone alterazioni o modifiche. Raccogliamo le erbe sempre nello stesso periodo e nelle medesime quantità, così da garantire fedelmente il risultato prefisso».

A chi vi appoggiate per la distillazione? Con quale tipo di apporto tecnico?

«Per la nostra distillazione ci appoggiamo alla rinomata Antica distilleria Quaglia, già fautrice di numerosi gin italiani di spicco. Le erbe vengono attentamente selezionate, abbattute e portate in distilleria, per essere poi distillate in un alambicco carter head discontinuo».



Prebugin: progetto per moda o passione?

«Senza dubbio passione: il nostro obiettivo è sempre stato quello di realizzare un prodotto autentico, che esaltasse i sapori nella nostra regione e che fosse unico nel suo genere. Un vero e proprio omaggio alla Liguria».

Oggi il mercato dei gin è piuttosto affollato in Italia. È un bene o un male?

«La saturazione del mercato può essere un’arma a doppio taglio. Senza dubbio un mercato con molti competitor può essere controproducente, poiché colmo di “antagonisti” che potrebbero far distogliere l’attenzione. Ma il nostro distillato si contraddistingue per unicità nella miscela ed è ben radicato alle tradizioni in una chiave del tutto innovativa: questi elementi lo diversificano e lo caratterizzano rispetto ai competitor».

Questa ampiezza di offerta porta valore o disperde energie?

«Il fatto che ora il gin sia di moda lo rende interessante ma allo stesso tempo lo mette in competizione con un innumerevole quantità di antagonista».

Secondo voi quali sono le strategie di avvicinamento al pubblico in questo affollamento?

«La ricercatezza dietro al nostro prodotto lo rende un gin per intenditori. Ci approcciamo al pubblico in maniera “genuina” senza molti fronzoli, manifestando l’amore per ciò che facciamo nel modo più spontaneo possibile».

Riscontrate attenzione agli spiriti italiani tra i bartender del Belpaese?

«Si, riscontriamo molto interesse. Essendo l’Italia un paese caratterizzato da un innumerevole quantità di tradizioni gastronomiche, il contesto porta i bartender alla continua ricerca di questi elementi».



Lavorate a progetti specifici per coinvolgerli? Vale soprattutto per il vostro territorio di riferimento?

«Il nostro scopo è coinvolgere i bartender italiani poiché sono loro che più di chiunque altro possono rappresentare con passione il nostro lavoro. Per questo motivo già da tempo organizziamo molte serate in locali del nostro territorio, per far conoscere il più possibile alle realtà liguri il prodotto».

Qual è il vostro mercato in Italia?

«Ci consideriamo un prodotto di nicchia, caratterizzati comunque da un’altissima qualità. Quindi il nostro è sicuramente un prodotto che va collocato tra i gin Premium Italiani».

Siete presenti fuori dall’Italia? Con quali progettualità?

«Sì. E oltre all’Italia, per ora, sicuramente la Svizzera si sta dimostrando un bel contesto di lavoro».

Quanto lavorate sulla spinta del prodotto nella mixology?

«La mixology è un campo a cui ci riferiamo frequentemente, poiché è l’arte di conoscere manipolare e abbinare sapori. La duttilità del nostro prodotto consente quindi di poterlo utilizzare sia in purezza che miscelato con altri ingredienti».

Rimarrà un solo brand di gin?

«No, non ci fermeremo soltanto al gin. Ci sono molti altri progetti che ci porteranno ad ingrandire la produzione e a rendere sempre più concreto il nostro piccolo grande sogno».

 

Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Veneziano, fa base a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.

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