Sapiens Spirits si presenta. “Siamo l’anello di congiunzione tra artigiani e importatori”

Dopo i successi ottenuti nell’export di vino (65 milioni di ricavi nel 2021), Edoardo Freddi lancia lo spin-off dedicato ai piccoli produttori di superalcolici. Tra i primi marchi rappresentati troviamo Ambrosia, Ginepraio, Impavid, La Valdôtaine e Peliti’s

Il mondo vuole spirits made in Italy? E allora è giunto il momento di creare una distribuzione capillare ed efficace, perché le distillerie artigianali – che sono la principale attrazione internazionale per bartender, clienti esigenti e appassionati della mixology – non hanno la forza né le risorse per avviare una rete commerciale. E qui entra in gioco Edoardo Freddi, l’imprenditore mantovano a cui si deve un’iniziativa analoga nel comparto wine.

Un acceleratore di business

Dopo aver esportato in oltre cento Paesi del mondo i vini di aziende come San Leonardo, San Michele Appiano, Marchesi di Barolo e Feudi di San Gregorio – giusto per citare i primi quattro produttori che appaiono sulla home page aziendale – con la Edoardo Freddi International, che alla fine del 2021 ha raggiunto i 65 milioni di fatturato gestito (+20%), Freddi ora si è lanciato sul mondo degli spirits e ha creato Sapiens Spirits, affidando a Gianluca Burani la responsabilità commerciale di una società che punta a diventare il primo acceleratore di business a sostegno degli Italian Craft Spirits, curandone la diffusione nei mercati internazionali. «Edoardo – ci racconta Buraniaveva individuato un deficit di contatto tra i produttori italiani e gli acquirenti mondiali. Sapiens Spirits vuole diventare l’anello di congiunzione tra i due mondi. Di fatto, si tratta di uno spin-off della Edoardo Freddi International, con la quale condivideremo diversi aspetti al fine di creare sinergie, partendo dalla rete commerciale esistente. I nostri mercati di riferimento sono gli stessi della parte wine: partiamo dall’Europa occidentale, Spagna e Germania in primis, per poi entrare in quella orientale, dove alcuni distillati italiani sono già ben presenti e apprezzati, e poi l’Asia e gli Stati Uniti, che possiamo considerare come i mercati chiave per il nostro gruppo». In Burani c’è la consapevolezza che il cliente di riferimento dei superalcolici non è lo stesso del vino, per quanto esistano dei punti in comune, ma precisa: «La strategia è partire dal patrimonio commerciale di Edoardo Freddi International per poi, pian piano, individuare importatori focalizzati sugli spirits e dedicarci con più attenzioni a questa tipologia di clientela».



Marchi di nicchia e di ricerca

I marchi entrati a far parte dell’offerta di Sapiens Spirits sono undici. Tra questi troviamo Ambrosia, premium Italian gin con bottiglia riciclata al 100% e basato su una strategia di altissima sostenibilità, tanto da aver lanciato il progetto spirits come prima azienda carbon-negative italiana nel settore beverage. C’è poi Ginepraio Gin, produttore del primo gin 100% biologico e 100% toscano, e Impavid Luxury Gin, che con le sue bottiglie rende omaggio al Rinascimento e ai grandi dell’epoca, come Michelangelo Buonarroti. C’è La Valdôtaine, distilleria di montagna che a Saint Marcel (Aosta) produce gin, vodka, vermouth, un amaro e un bitter, utilizzando vecchi alambicchi in puro rame. E c’è Peliti’s, il cui Vermut era prodotto su specifica richiesta del Principe di Galles Edoardo VII. «Siamo partiti selezionando aziende virtuose di craft spirits italiani e che si differenziano dall’offerta massificata. I produttori devono vedere Sapiens Spirits come un processo di transizione che li porterà al successo internazionale. Noi diventeremo i loro ambasciatori», ha commentato Burani. Precisando che: «Vogliamo che i produttori si concentrino totalmente sulla produzione, al commerciale ci pensiamo noi».

Il traino di bitter e vermouth

Le aspettative di Burani sono alte, perché le attenzioni degli importatori internazionali verso gli spirits italiani sono sempre più forti. «Il ruolo trainante spetta ai bitter e ai vermouth, perché l’italianità è associata al momento dell’aperitivo. Poi c’è il fenomeno dei gin. E un grande fronte di sviluppo è legato agli amari, ma anche i ready to drink sono in forte ascesa. La grappa? Ha una storia abbastanza consolidata nell’export e la proporremo in quei mercati che ancora non la conoscono, come esempio di Italian spirit». Per fissare obiettivi economici è ancora presto, ma il modello di business impostato da Sapiens Spirits rende fiducioso colui che rappresenterà nel mondo la società. «Noi non siamo commercianti, che comprano e rivendono i prodotti. Noi siamo ambasciatori, e certamente ricaviamo una provvigione dalle vendite, ma il cliente non diventa nostro: resta del produttore».

 


Prossimamente su questi schermi, una serie di assaggi delle etichette di Sapiens Spirits, sapientemente – è proprio il caso di dirlo – miscelate dallo staff del cocktail bar milanese Cà-ri-co.


 

Giornalista specializzato in economia della moda, del design e del food&beverage. Attualmente scrivo per Milano Finanza, Vogue Italia, Gambero Rosso, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate italiane ed estere.

Potrebbero interessarti