Omaggio alla Sicilia: il gin e la vodka dedicati a Panarea

Federico e Lorenzo Inga hanno voluto richiamare i profumi e le atmosfere delle Eolie.Tradizione liquoristica e mode contemporanee

Una storia che affonda le radici in Sicilia. Un’avventura “spiritosa” che di un’isola siciliana riscopre profumi, sensazioni, atmosfere. Nasce da questo sostrato il progetto Panarea Gin e Panarea Vodka dell’azienda Distillers & Distributors, che sin dalla sua fondazione – nel 1823 – si è specializzata nella produzione di grappe e liquori.

Panarea Gin è un botanical gin e viene distillato utilizzando alcol da cereali, distillato di ginepro e limone, rinforzato da una integrazione di distillato di ginepro concentrato arricchito da altre botaniche tra cui il coriandolo. Il prodotto si caratterizza per le note aromatiche fruttate e si distingue infine dal classico London Dry per il gusto più morbido – vedi le note di degustazione in un precedente articolo di Spirito Autoctono.



Ricordi di Sicilia

Federico e Lorenzo Inga e il legame emotivo con la terra di origine, i duecento anni di tradizione nei distillati della famiglia, raccontati con un Gin e una Vodka che prendono il nome di una delle sette isole Eolie. Panarea.

Come nasce il vostro progetto dedicato al gin?

«Spronati dal nostro distributore americano, abbiamo deciso di dedicarci al lancio di un premium gin italiano e soprattutto mediterraneo, dedicato alle isole Eolie e a Panarea, la più bella e desiderata dell’arcipelago. È anche un tributo alla Sicilia e alle nostre origini sicule».

Come si innesta in una storia di famiglia lunga quasi 200 anni?

«La vita è evoluzione e lavoro, ma abbiamo scelto di non dimenticare le nostre origini siciliane. Già all’inizio del Novecento la famiglia Inga produceva liquori e marsala a Noto, città antica e bellissima».

È stata una scelta legata alla new wave del gin? Moda o passione?

«La scelta è di creare un prodotto italiano e mediterraneo, fresco e con i profumi spinti dai venti di scirocco e di maestrale tra le isole Eolie».

Le botaniche provengono tutte dalla Sicilia? Qual è il focus nella selezione?

«Tutte le botaniche provengono dalla Sicilia, ad eccezione del ginepro che ha origini piemontesi e toscane».

Il legame con il territorio – con la Sicilia – è solo questione di botaniche?

«Le nostre vacanze da ragazzi alle Eolie, le pescate tra le isole e a Vulcano negli anni Settanta… È un amore a prima vista e mai finito, destinato a proseguire nel tempo».

Attraverso quale processo di lavorazione in distilleria nascono i gin Panarea?

«I nostri gin nascono come distilled gin, quindi si lavora su infusi di botaniche e frutti tipicamente siciliani, alcuni a loro volta ridistillati e aggiunti al blend del prodotto. Ma sono procedimenti che non vorremmo rivelare…».

Quali sono le differenze tra le due referenze?

«Le differenze sono spiccate e ben definite. Il Panarea Island ha sentori di mirto e di limoni siciliani, mentre nel Panarea Sunset predominano i sentori di basilico e pompelmo. È difficile confondersi tra i due gin, il primo è molto delicato, il secondo più aromatico».

Qual è il vostro mercato in Italia? Quanto pesano le nuove referenze oggi?

«Il mercato italiano viene seguito con grande attenzione dal gruppo Sagna, che ha la distribuzione dei nostri gin in esclusiva nazionale insieme alla Panarea Vodka e al Bitter Gran Milano».



Siete presenti fuori dall’Italia? Con quali progettualità?

«La nostra società esporta circa l’80% dei suoi prodotti. I gin Panarea si sono inseriti molto bene nella gamma delle nostre alte specialità e sono presenti in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone e in alcuni mercati asiatici, ma abbiamo trattative ben avviate per altri mercati nuovi dove non siamo ancora presenti».

Quanto lavorate sulla spinta del prodotto nella mixology?

«Il gruppo Sagna, grazie a brand ambassador di alto livello e alla partecipazione a fiere ed eventi strategici in Italia, cura con molta attenzione la promozione dei prodotti sul mercato con azioni mirate e incisive».

Riscontrate attenzione agli spiriti italiani tra i bartender del Belpaese?

«Non è un mistero che tutti i bartender e i proprietari di lounge bar e locali dediti alla mixology abbiano riscoperto, con i premium gin, un settore che una volta era piuttosto anonimo. Un semplice gin tonic, per fare un esempio, poteva essere preparato con un qualunque gin tradizionale, ma ora tutto è cambiato e il consumatore richiede le marche più prestigiose per i suoi cocktail».

Oggi il mercato dei gin è piuttosto affollato in Italia. È un bene o un male?

«La competizione ci entusiasma perché comunque il cliente ha la possibilità di assaggiare più brand, ma il Panarea è stato tra i primi brand italiani ad essere presente dal 2016 sul mercato nazionale e quindi riteniamo che abbia un riconoscimento particolare e un posizionamento nel lifestyle. Il fatto di incrementare le vendite ovviamente ci porta valore e ci aiuta nel nostro processo di rafforzamento del brand».

Sul gin avete fatto un’operazione di branding dedicata, pur essendo voi distillatori per tradizione e non solo brand-maker. Perché?

«La nostra famiglia è cresciuta sulla base di una antica tradizione che i nostri avi ci hanno tramandato dalla Sicilia sino al Piemonte. Ci mancava un prodotto per la mixology e abbiamo puntato su un gin internazionale che potesse conquistare il cuore anche di tutti i consumatori mondiali, sempre attenti ai nuovi prodotti made in Italy. Ci auguriamo di avere ottenuto quel consenso che desideravamo».

Rimarrete un produttore multi-brand? E rimarrà un solo brand di gin?

«È molto difficile prevedere se e chi rimarrà come solo brand di gin. Ci sono state recenti acquisizioni di noti brand da parte di grandi gruppi internazionali, per cui sicuramente ci sarà da lottare duro, tuttavia noi cercheremo di mantenere la nostra italianità e indipendenza».

Gestite produzioni anche per terzi?

«Non siamo orientati a lavorare per conto terzi, preferiamo puntare sullo sviluppo del nostro brand. Questo non solo per il gin, ma anche per gli altri prodotti».

Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Veneziano, fa base a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.

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