Di dram e di botti, assaggi dalla Como Whisky Week

Una selezione dei migliori assaggi dalla manifestazione di Whisky Club Italia, tra conferme e nuove scoperte

Delle tendenze che si muovono sotto la superficie del mondo whisky in Italia, abbiamo già parlato nella prima parte del reportage sulla Como whisky week. Ma la parola è nulla senza il liquido. E dunque ecco undici whisky interessanti assaggiati in quel della manifestazione.

L’irlandese entry level

Fercullen Falls (blended, 43%)

Dalla distilleria Powerscourt, una delle più apprezzate della “new wave” Irish e importata da Beija Flor, un blended con il 50% di whiskey di malto appena immesso sul mercato. Invecchiamento in botti ex bourbon e pesantemente tostate, a dare cremosità e struttura a uno spirito fruttato e versatile. Colpiscono il naso sbarazzino, la presenza del cereale, la grande bevibilità accompagnata da un palato deciso e speziato.



La bomba di Whisky Club Italia

GlenAllachie 2010 single cask PX (single malt di 12 anni, 57.7%)

Imbottigliamento realizzato in esclusiva per Whisky Club Italia tramite Lost Dram Selection, che importa GlenAllachie in Italia. Si tratta di un single cask di 12 anni a gradazione piena. La botte utilizzata è un puncheon che aveva contenuto sherry Pedro Ximenez e il risultato è una bomba di sapore e intensità. Note di marmellata di frutti rossi rappresa, legno umido, liquirizia. Al palato è un’esperienza immersiva di cacao amaro, sherry e sentori invernali. Totalizzante.



L’eleganza prima di tutto

Mortlach 20 anni (single malt, 43,4%)

Distilleria mitica dello Speyside, Mortlach è famosa per le note carnose, che le sono valse il soprannome di “Bestia di Dufftown”. Al contrario, questo imbottigliamento del 2018 è un capolavoro di eleganza suadente. Merito dell’invecchiamento in botti ex sherry di rovere americano, che regalano un profilo meno spigoloso. Olfatto avvolgente, mou, torta di pesca, cioccolato al latte. Le stesse sensazioni vellutate si ripresentano in bocca, dove spicca una burrosità eccellente, con tocchi di cuoio e malto. Aristocratico.



Il gioiellino che non ti aspetti

Lum Reek 21 anni (blended malt, 48%)
La categoria dei blended malt – whisky creati assemblando distillati di puro malto provenienti da diverse distillerie – regala spesso chicche inaspettate. Come questo torbato di 21 anni, giudicato il miglior blended malt al mondo al World Whiskies Awards 2020. La ricetta è di Billy Walker, icona dello Scotch e master blended a GlenAllachie. Il risultato è una bevuta severa, scura e intrigante, dove le note del legno richiamano caldarroste e carrube, moka e legno bruciato. Confortevolmente complesso, senza perdere in piacevolezza.



La matricola di talento

Daftmill 15 anni (single malt, 55.7%)

Daftmill è una delle distillerie più considerate fra le nuove leve cresciute in Scozia. Sorge nelle Lowlands, la regione più meridionale e meno considerata dello Scotch, ma si è fatta notare per la qualità ed è subito diventata richiestissima in asta. Questo 15 anni (realizzato in 5.338 bottiglie) si fa adorare per l’esuberante nota di frutta tropicale, dovuta alla lunga fermentazione. Ananas e banana, ma anche pasta di pane lievitata, screziature minerali e vegetali che rendono il whisky interessante e poco classificabile. Per intenditori (abbienti).



Giovane e incazzato

Benriach Smoke season (single malt, 52.8%)

Il simbolo dei tanti giovani torbati a prezzo abbordabile. Benriach è distilleria sottostimata, che recentemente ha rivoluzionato la sua gamma. Questa espressione senza età dichiarata non sarà la bottiglia più buona assaggiata a Como, ma è esemplificativa di un nuovo stile, che vuole torba feroce, gradazione sostenuta e tanto carattere. Fumoso e carico, unisce una certa acidità di agrume e uva spina alle note del legno vergine e della pasta di pane. Il palato è un’esplosione di braci e caramello, cenere e arroganza. Sfrontato.



Stravaganza bucolica

Glenmorangie A tale of the forest (single malt, 46%)
L’ultimo arrivato della serie “A tale of…”, che mira a ricreare in un whisky delle idee e delle sensazioni. Dopo l’edizione che richiamava una torta e quella che richiamava l’inverno, quella del 2022 richiama un bosco scozzese. La particolarità è che in fase di essicazione del malto vengono bruciate nel kiln (il forno) anche betulla, ginepro, menta, erica, prezzemolo e pino. Il risultato è un whisky che unisce il carattere biscottoso di Glenmorangie a un fumo vegetale e balsamico. Una bevuta singolare e dannatamente piacevole, e anche complessa nonostante la giovane età. Stupefacente. Presto, su questi schermi, un approfondimento sul tema…



Less is more

Hatozaki Pure Malt (blended malt, 46%)

Si tratta di uno degli ultimi marchi giapponesi arrivati in Italia, grazie a Ghilardi. Frutto dell’unione di whisky di malto provenienti da diverse distillerie nipponiche – il che non è sempre così scontato quando si parla di brand giapponesi -, è un whisky giovanissimo, agrumato, leggero e pimpante. Spuntano note di vetiver, di mandorla, mentre al palato fa capolino una lieve torba. Nel complesso un profilo di estrema pulizia, molto incentrato sulla materia prima. Minimale.



La chimera

Creative Blend #1 (american blended, 48.8%)

La cosa più pazza realizzata ultimamente è questo assemblaggio di whiskey americani commercializzato dai ragazzi milanesi di Dream Whisky in collaborazione con lo speakeasy romano Jerry Thomas. Whiskey di malto, di segale e di mais distillati a bagno maria, a colonna e in pot-still per un ircocervo bizzarro ma piacevole, che unisce suggestioni di sciroppo di frutti rossi zuccherino a note di banana, ventate di eucalipto a guizzi di violetta. Una tavolozza variopinta per un whiskey da bere a galloni, anche mixato. Fantasia al potere.



Il lusso irraggiungibile

Macallan-Glenlivet Gordon & Macphail 1938 (single malt, 43%)

Semplicemente, la storia del whisky. Un imbottigliamento mitologico di Macallan in botti di sherry, invecchiato oltre trent’anni, proveniente da un’epoca d’oro in cui si trovavano barili sensazionali. Lo ha portato a Como Beppe Bertoni del Mulligan’s Pub e lo ha stappato Giorgio D’Ambrosio, anche lui classe ’38. Un naso paradisiaco in cui si mescolano tamarindo, fiori di ibisco, legno di sandalo, arancia e frutta tropicale, viene seguito da un palato che forse ha perso un po’ di intensità, ma non eleganza: le spezie, le sensazioni di legno umido, perfino un accenno di fumo lontano… L’idea platonica del vecchio whisky in sherry: per dire, si trova online a oltre seimila euro la bottiglia. Divino.



Sensualità e rigore

Tamdhu 18 anni (single malt, 46.8%)

Tamdhu è una distilleria poco apprezzata, che storicamente produce alcuni fra i più poderosi invecchiamenti in sherry di Scozia. Rossi & Rossi, che lo importa in Italia, stavolta è riuscita ad avere anche il 18 anni, che stupisce per il suo carattere così tipico delle botti ex Oloroso. Note di frutta secca, cuoio e uvetta si impastano a spezie natalizie, cioccolato e caffè, per un dram decisamente invernale e mascolino, che unisce severità e sensualità. Old style.



 

Classe 1982, è cresciuto a Cremona ma a Milano è nato, si è laureato, vive e lavora come giornalista: in sostanza, è fieramente milanese fin nel midollo. Proprio come il risotto. Quando non si occupa di cose più serie ma più noiose, scrive di distillati: ha collaborato con scotchwhisky.com, fa parte della squadra di whiskyfacile.com e tiene la rubrica settimanale “Gente di Spirito” sul Giornale, di cui è vicedirettore dal 2017. Forse in gioventù ha letto troppo, e così si è convinto che solo gli alambicchi non mentano mai e che da lì esca la vera anima degli esseri umani.

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