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La Sustainable Cocktail Challenge di Flor De Caña

Roberto Cosentino si aggiudica la competizione del miglior cocktail sostenibile d’Italia

Il tema della sostenibilità è sempre più centrale in qualsiasi luogo di discussione e confronto. È ormai chiaro a tutti che non possiamo più permetterci l’uso e abuso di questo pianeta, ma è anche vero che non è sempre facile declinare lavoro, interessi, idee e proposte con la sostenibilità ambientale, soprattutto se parliamo di brand e aziende. Per questo motivo, quando è stata lanciata la seconda edizione della Sustainable Cocktail Challenge di Flor De Caña, Rum prodotto in Nicaragua secondo principi etici, sono rimasto personalmente colpito dalla ferrea volontà del brand di “utilizzare” il suo peso specifico per fare qualcosa di utile che non fosse solo marketing.

Da tempo Flor De Caña si è fatto promotore di azioni che contribuiscono ad accendere un faro sulla questione ambientale attraverso le sue campagne, che sia la Cocktail Challenge o la Together for a Greener Future. Quest’ultima, ad esempio, prevede una serie di azioni con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza, sollevando l’importanza della riforestazione e piantando alberi a partire dalle iniziative di marketing.

La domanda che sorge spontanea è “che cos’è un cocktail sostenibile?” Può davvero un semplice cocktail avere una tale sostenibilità ambientale da cambiare (anche solo parzialmente) le carte in tavola? Partiamo dalla definizione del brand: un cocktail sostenibile deve includere almeno 5 ingredienti riutilizzati, ovviamente oltre al Flor de Caña 12 Y.O, che si fregia di essere l’unico spirit al mondo Carbon Neutral e certificato Fairtrade – il marchio internazionale di commercio equo e solidale.



Per quanto riguarda l’Italia, la competizione si è conclusa a Roma con la vittoria di Roberto Cosentino, bartender del Piano di Gioia del Colle (BA), con il suo cocktail Kintsugi. Il nome è giapponese e fa riferimento a un’antica tecnica di recupero degli oggetti di porcellana rotti, ai quali viene aggiunto dell’oro come legante in segno di rispetto per l’oggetto stesso. Nel caso del cocktail, il rispetto è rivolto al nostro pianeta. Lo spiega il bartender pugliese «il nostro locale non è solo cocktail bar, ha molte funzioni e sono tanti gli scarti prodotti soprattutto dalla zona bar e gelateria e sono andato a cercare proprio lì gli ingredienti per il mio cocktail”.

Il miscelato è composto da uno sciroppo preparato con gli scarti del caffè monorigine servito al bar, un home made preparato con le bucce di banana e le banane troppo mature e un’acidificazione della parte fibrosa rimanente dai centrifugati di ananas, il tutto servito su una una cialda da gelateria rotta e saldata con cioccolato che riporta il tutto a quella saldatura in oro delle porcellane giapponesi.



Cosentino adesso rappresenterà l’Italia nelle prossime finalissime europee a Berlino, cercando di portare con sé quell’idea di creatività sostenibile che lo ha visto trionfare a Roma. Va detto, tutti i concorrenti si sono prodigati nelle varie sezioni della competition, per mettere nel bicchiere qualcosa che non fosse solo buono ma anche utile a quella missione a cui Flor De Caña tiene molto, anche per noi.

Nasce astemio nel 1971 a Roma, ma già alla fine degli anni ’80 si appassiona alla creatività e al buon bere. Frequenta Accademia delle Belle Arti e in contemporanea sviluppa una passione vera e sincera per il Campari e il Gin (in tutte le sue declinazioni). Illustratore, fumettista, mangiatore e creativo. Scrive e collabora con varie testate giornalistiche da anni. Conoscitore delle varie dinamiche del food&beverage, ha sempre fame e sete.

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