Il mito di Château d’Yquem, autoctono e territoriale oltre confine

Se l’Italia è in “pole position” in materia di vitigni autoctoni vantandone 545 varietà registrate, la Francia non si lamenta delle sue 210.

L’ambiente fisico e climatico determina in modo significativo la produzione vinicola e la sua specificità. Autoctono e territorio, ovvero l’insieme di elementi immateriali che scaturiscono dalla storia e dalla cultura del luogo per unirsi alle tradizioni e divenire essenziali e caratterizzanti, sono preziosi fattori di differenziazione rispetto al dilagare dell’omogeneità e dei consumi.

Autoctono, dal greco autòs – stesso – e chtòn – terra -, significa possedere un legame imprescindibile con l’area geografica di appartenenza. Un appartenersi vicendevolmente secondo quel concetto di vocazionalità che permette all’uva di esprimersi secondo i suoi caratteri e le peculiarità.



Il territorio

Nascere in un certo territorio. Proprio come Château d’Yquem, oltre quattrocento anni di storia, stesso appeal e la stessa romantica territorialità tradotta in un atto concreto e poche, intense, bottiglie e annate – dalle 60 alle 80 mila l’anno -.

Era il 1855 quando il famoso Sauternes di Bordeaux veniva riconosciuto vino Premier Cru Supérieur nell’importante classificazione realizzata per l’Esposizione universale di Parigi. A ricordarci che Yquem – 100 ettari vitati a corpo unico tutti intorno allo Château – non è un vino qualunque, è proprio il contesto territoriale di appartenenza. Perché Yquem è Yquem, ce lo spiega il direttore tecnico Lorenzo Pasquini: “È unico certamente per la posizione geografica dell’essere al centro del centro della produzione dei vini bianchi dolci. Qui si gioca con la botrytis, un fungo che si trova su tutte le uve e contro il quale spesso e volentieri si lotta, ma che nel contesto d’Yquem diventa una particolarità grazie a condizioni climatiche uniche e singolari”.



La biodiversità

Yquem è il luogo dove le situazioni ideali per avere uve di grande complessità si congiungono idealmente. “La qualità della nostra uva dipende solo ed esclusivamente dall’importante biodiversità del contesto in cui ci troviamo -continua Lorenzo Pasquini -.

Yquem è il luogo di frontiera tra la grande foresta delle Les Landes, che inizia a poche centinaia di metri da qui e si spinge fino al confine spagnolo, e la valle della Garonna, quindi tra una zona molto umida e una drenante e secca. Ma soprattutto siamo al confine tra l’epoca geologica del Quaternario, con terrazze di suoli alluvionali sulle parti più alte del vigneto e sulle pendenze scoscese affiorano le argille terziarie – 25milioni di anni fa-. Questo fa sì che tutti i quattro tipi di suolo che si trovano sull’appellazione siano contestualmente proprio quelli di Yquem; le Graves, le argille calcaree, i suoli di colluvione e di sabbia fine.

Una grande diversità geologica e pedologica che è poi la vera identità di Yquem, insieme naturalmente a tutte le sue diverse e possibili esposizioni disegnate dalle quattro colline che circondano lo Château. L’ampia biodiversità, suoli e varietà di altitudini (dai 70 metri nella parte più alta del vigneto fino ai 30 di quella più bassa) sono l’unica “ricetta” per ottenere la perfetta complessità dell’uva che grazie all’umidità dalle foschie mattutine che si formano lungo il fiume Ciron e il calore pomeridiano, svolge il miracolo chiamato muffa nobile.



L’identità

Vendemmia manuali svolte a più riprese – anche fino a due mesi – per mano di lavoratori specializzati – età media 63 anni, scesa quest’anno volontariamente a 56 – prevedendo la raccolta di singoli acini avvizziti e imbruniti, fermentazioni con lieviti indigeni in barrique nuove, lievi filtrazioni, leggere solfitazioni, l’affinamento in barrique da 16 a 24 mesi, sono il senso stesso dell’identità d’Yquem, simbolo di un legame inscindibile con il territorio che ha sviluppato un’esclusiva appartenenza geografica.

Un’identità che nella post modernità diviene brand, a cui è riconosciuto il legame di fiducia tra prodotto e consumatore, rendendo distintiva la storia d’Yquem e la sua solida affermazione nel tempo in un rapporto centrale di scambio con il territorio in cui l’azienda affonda le sue radici.

Master Sommelier Alma Ais, Esperto Assaggiatore Onav, Bartender di 1° livello Campari Academy. Caporedattore di Vendemmie Adnkronos Wine, scrivo di vino, cibo e viaggi per diverse testate tra cui la rivista cartacea James Magazine.

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